Il nichel negli alimenti è un aspetto importante da considerare per coloro che sono sensibili o allergici a questo metallo. Mentre molti cereali possono contenere nichel, è fondamentale conoscere e monitorare la quantità presente nei cibi che consumiamo. Alcuni cereali come la quinoa e il teff, tuttavia, si distinguono per il loro basso contenuto di nichel, contenendo circa 1,7 microgrammi ogni 100 grammi di prodotto.
Guida alla lettura
- Cosa significa essere allergici al nichel?
- Nichel, come entriamo in contatto
- L’accumulo del nichel
- I sintomi dell’allergia al nichel
1. Cosa significa essere allergici al nichel?
Riguarda il 15% della popolazione europea e colpisce in media 3 donne per ogni uomo, può manifestarsi sin dalla prima infanzia e accompagnare tutta la vita di una persona. È la SNAS (Systemic Nickel Allergy Syndrome) che può riguardare sia dermatiti allergiche da contatto (DAC) sia reazioni collegate alla sua assunzione. Uno studio del 2014 (Ricciardi L, Arena A, Arena E, Zambito M, Ingrassia A, Valenti G, Loschiavo G, D’Angelo A, Saitta S. Systemic nickel allergy syndrome: epidemiological data from four Italian allergy units. Int J Immunopathol Pharmacol) ha cercato una correlazione tra le due accertandola in 16 pazienti su 98. La ricerca dimostra che ulteriori approfondimenti sono necessari e che, per quanto osservato, la DAC non è necessariamente collegata all’allergia da ingestione. Se avete, quindi, una reazione allergica da contatto al nichel non significa che necessariamente svilupperete anche quella alimentare.
2. Nichel, come entriamo in contatto
Il nichel è un metallo contenuto in alcuni oggetti (bigiotteria, monete, utensili da cucina, pentole, chiavi, attrezzi metallici etc..), cosmetici (detergenti, mascara, rossetti, ombretti), in alcuni alimenti e nell’acqua. Il suo quantitativo negli alimenti vegetali può variare in relazione al tipo di terreno e di tecnica utilizzata per la coltivazione. I fertilizzanti tradizionali utilizzati nell’agricoltura non biologica contengono metalli pesanti e la normativa di tolleranza varia in base alle nazioni. In Spagna la Legge 12731 del 28 maggio 1998 ammette un livello di nichel pari a 120mg/kg, mentre quella italiana (All. 1 C D.M. 27/03/98) non permette di superare i 50mg/kg. È importante non generalizzare rinunciando a mangiare alcuni cibi, è invece fondamentale che la nostra consapevolezza aumenti e ci renda capaci di distinguerli. Attenzione, il nichel è vietato come componente aggiunto nei cosmetici e nei prodotti per la cura del corpo (Regolamento CE 1223/2009) ma può essere presente come impurezza delle materie prime, pertanto non indicato in etichetta nella lista INCI. Alcune aziende esplicitano di aver realizzato appositi test per verificare eventuali contaminazioni così da tutelare il consumatore.
3. L’accumulo del nichel
L‘allergia al nichel è detta da accumulo in quanto l’eccessiva assunzione o il mancato smaltimento può scatenare reazioni allergiche anche con una minima quantità. Uno studio del 2011 ha evidenziato che nei soggetti con SNAS, il 74% dei pazienti presentava una concomitante intolleranza al lattosio, a fronte del solo 6% nei soggetti di controllo (Cazzato IA, Vadrucci E, Cammarota G, Minelli M, Gasbarrini A. Lactose intolerance in systemic nickel allergy syndrome. Int J Immunopathol Pharmacol. 2011 Apr-Jun).
Nel 2020 EFSA (European Food Safety Authority) ha aggiornato il parere scientifico sui rischi per la salute umana associati al nichel presente nei cibi e nell’acqua. Il limite è passato da 2,8 mcg/kg di peso corporeo a 13mcg per Kg di peso corporeo. Ciò significa che per calcolare il valore personalizzato dovete moltiplicare 13 per il vostro peso. Attenzione, questo non significa che sia la vostra soglia di tolleranza, ma che è il quantitativo che è bene non superare in un giorno. Gli esperti dell’EFSA hanno concluso che l’attuale esposizione alimentare cronica al nichel può essere motivo di preoccupazione per le fasce di età più giovane (neonati, infanti e bambini).
4. I sintomi dell’allergia al nichel
I sintomi dell’allergia al nichel compaiono appena ingerito l’alimento ed entro le successive 48 ore. Possiamo distinguerli in:
- Generali: stanchezza, spossatezza e malessere diffuso;
- Topici: arrossamento, rush cutaneo, dermatite;
- Gastrointestinali: intenso gonfiore addominale, dolore all’addome spesso con crampi, diarrea o stipsi, afte in bocca, gengiviti, muco;
- Urinari: bruciore, franchi episodi di cistite;
- Ginecologici: prurito, perdite, candida ricorrente;
- Perdita di capelli e fragilità delle unghie;
- Neurologici: cefalea, capogiri e vertigini, formicolii agli arti e crampi
- Gonfiore, ritenzione idrica
Nei casi più leggeri il nostro corpo reagisce con uno starnuto; è bene non sottovalutare nessuna manifestazione e correlarla a ciò che si è mangiato o bevuto nei secondi/minuti immediatamente precedenti.
Nichel e disbiosi
Esiste anche una correlazione tra Nichel e disbiosi intestinale perchè la sua presenza è in grado di influenza la quantità e la diversità della popolazione di batteri che compone il microbiota intestinale. In particolare diminuiscono i Bifidi e/o i Lattobacilli. C’è un duplice aspetto: il Nichel può essere manifestazione di SIBO (sovracrescita batterica dell’intestino tenue dall’inglese small intestinal bacterial overgrowth) ma anche una causa di permeabilità intestinale. Per certo sappiamo che la sua ingestione o contatto fa scattare, in alcune persone, una reazione anomala del sistema immunitario, visibile nell’aumento del numero degli eosinofili, globuli bianchi che aiutano a combattere allergie e infezioni (il loro numero, per esempio, aumenta in caso di parassiti intestinali). Anche l’anemia è correlata all’aumento della sensibilità al nichel; i due metalli hanno lo stesso sistema di veicolazione nell’intestino e in presenza di cibi ricchi o fonte di ferro, il nichel viene trasportato in minore quantità.
Attenzione ai dati qualitativi, calcolate sempre la porzione
Online trovate molti dettagli sull’allergia al nichel e sugli alimenti che lo contengono; nella maggioranza dei casi, però, riportano valori qualitativi come alto, basso, poco, molto. È un modo approssimativo di fornire informazioni perché non vi consente di conoscere realmente gli alimenti e soprattutto vi porta a limitarne la varietà. Mi spiego meglio: il tè risulta tra i cibi vietati a causa dell’alto quantitativo di nichel, circa 450mcg in 100g. Una bustina di tè pesa 2g, quindi contiene 9mcg di nichel, più o meno come mezza pera (alimento consentito). Alcune varietà di tè arrivano a 750mcg/100g, ovvero 15mcg per bustina, come circa 60g di gnocchi in vendita al supermercato. Solo i valori quantitativi, numerici, misurabili ci danno la possibilità di decidere, capire e scegliere con cosa alimentarci.
La stessa cosa accade per l’avena, esclusa dalle diete in modo indiscriminato senza conoscere il reale contenuto di nichel. Prendiamo uno dei prodotti più consumati, i fiocchi di avena: il quantitativo medio per fare il porridge è di 30g. Calcoliamo: (96:100)x30=28,8mcg. È all’incirca il contenuto di 1 pera o di 7g di cioccolato fondente (1 quadratino pesa in media 10g).
Quanto sopra serve a renderci più consapevoli di ciò che mangiamo e a riflettere sulle reali caratteristiche del cibo.
Vi invito a calcolare sempre la quantità in base alla dose, vivrete con più serenità e sarete in grado di controllare con sufficiente precisione la quantità di nichel che ingerite.
Ecco alcuni esempi di cibi e il loro contenuto espresso in microgrammi per porzione da 100g di alimento:
Arachidi | 390 |
Avena | 230 |
Ceci, secchi | 130 |
Cioccolato fondente nero (cacao > 70%) | 412 |
Fagioli borlotti, secchi | 273 |
Fagioli cannellini, secchi | 330 |
Farina d’avena | 96 |
Farina di segale integrale | 4 |
Fiocchi d’avena | 80 |
Foglie di tè | 710 |
Mandorle | 130 |
Sorgo, farina | 0,07 |
Olio di girasole | 5 |
Piselli | 22 |
Riso bianco, crudo | 25 |
Riso integrale, crudo | 37 |
Come fare, dunque, a seguire una dieta a basso contenuto di nichel? Documentatevi e chiedete i quantitativi in tabella ai professionisti che vi seguono.
Articolo di Monia Caramma
Sustainable Food Researcher